Passaggio a livello Bastiola Ospedalicchio, facciamo un po’ di chiarezza

Passaggio a livello Bastiola Ospedalicchio, facciamo un po' di chiarezza

Passaggio a livello Bastiola Ospedalicchio, facciamo un po’ di chiarezza

del Direttore
Marcello Migliosi
«Nel 2015 una norma dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria ha deciso che questo tipo di passaggi a livello, cosiddetti a “pedale” automatici dovranno essere eliminati. Ce ne sono pochissimi ancora e quello tra Bastiola e Ospedalicchio di Bastia Umbra, è uno di questi». E’ l’ufficio relazioni esterne di Rete Ferroviaria Italiana che, intervistato dalla nostra redazione, chiarisce alcuni punti, per così dire “oscuri”.

Il collega Giuseppe Angelini spiega anche come funziona il passaggio a livello, così detto di Ospedalicchio. «E’ azionato da un pedale che il treno schiaccia quando sta per passare. E questo a circa 45 secondi a quando si chiudono le sbarre. L’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria – annota Angelini – ha deciso che è meglio, per motivi di sicurezza, che il passaggio a livello sia regolato direttamente dalle due stazioni più vicine: Bastia Umbra e Ponte San Giovanni».



E fin qui tutto è chiaro, no? La ragione è che le sbarre hanno più tempo per chiudersi e il treno quando riparte dalla stazione di riferimento vede la luce verde sul segnale e quindi sa che le sbarre saranno correttamente chiuse.

Se la sbarra non dovesse chiudere per un guasto, perché magari c’è una auto in mezzo, il segnale resterà rosso.

«Questo vuol dire – fa rilevare il collega Angelini – che una volta che il treno sia ripartito dalla stazione di Bastia Umbra o di Ponte San Giovanni impiegherà sette otto minuti ad arrivare, garantendo, però una sicurezza maggiore».

Angelini aggiunge anche che “sono anni che Rfi ha presentato progetti, anche di sottopassi, per risolvere il problema con un’opera sostitutiva, ma gli enti locali hanno detto di no, facciamo da soli, facciamo noi e quindi ci pensiamo da soli”.

Così non è stato, ma Rfi deve, in ogni caso, procedere e deve fare la variazione del passaggio a livello. Alla domanda: “Quando sarà fatta l’opera”, il responsabile abbozza “nelle prossime settimane”.

Gli enti locali (Comune, Provincia…) non han effettuato nessuna opera, in sostanza, e Rete ferroviaria italiana deve procedere con l’operazione di trasformazione. Si tratta, in felice sintesi di concetto, di applicare una norma dell’Agenzia. «La modifica c’è – dice ancora – ma chi ipotizza che ci siano venti minuti da attendere sbaglia, servirà il tempo di percorrenza del treno partito da una stazione o l’altra. Quella di Bastia Umbra è più vicina e quindi impiegherà di meno, più tempo, ma non oltre 6 – 8 minuti da Ponte San Giovanni.


Non saranno più i 45 secondi, ovvio, ma, a quanto dice Angelini, non si tratterà di oltre otto minuti. Un’altra notizia che era trapelata sui social, dopo il nostro articolo a firma del Pd, era che ci fosse un “fantomatico casellante” a chiudere le sbarre.

No, non esiste più questa figura, l’attivazione della chiusura delle barriere avverrà in maniera elettronica dalle due stazioni di partenza di Bastia Umbra e di Ponte San Giovanni. 

4 Commenti

  1. ma non è chiara una cosa: i soldi per il sottopasso erano disponibili? no perchè sarebbe grave che Comune e Provincia non si siano adoperati per risolvere la questione!!! come al solito alla fine chi se la prende in saccocia sono sempre i cittadini e noi che percorriamo quella strada!!! immagino che i tempi di attesa saranno come l’altro passaggio a livello di Ospedalicchio: tempi biblici!!!

  2. A Bastia le opere non fatte, sottopasso di Via Firenze, la Rivierasca, quelle fatte male come il sottopasso di Borgo, quelle con ritardi biblici come il ponte sul Tescio, hanno generato in noi tutti una specie di “rassegnazione istituzionale” che lascia intravedere ogni evento come un qualcosa di miracoloso, quando invece miracoli non sono e le mancanze derivano solo da superficialità, incapacità, menefreghismo istituzionale. Il caso del passaggio a livello non è altro che il prosieguo di questa “peculiarità istituzionale”, senza considerare i danni collaterali che ne derivano, come ad esempio il maggior carico di traffico in strade limitrofe che non hanno la possibilità di garantire il normale deflusso, divenendo pericolose sia per chi vi transita, ma soprattutto per chi ci abita. Aspettimo con ansia le prossime spiegazioni che tenteranno di convogliare le nostre menti in quel romanzo chiamato “rassegnazione popolare”.

  3. Il comune in questo caso non può far nulla se non sollecitare la Regione e rti.

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