L’istruttore Marco Barbacci, è sicuro di sé nel raccontare la sua versione e opinione sulla morte dei tre sub a largo delle Isole Forimiche. Secondo l’istruttore, che nel soccorre gli amici e colleghi si è sentito male per lo sforzo di rianimarli, l’immersione era annoverabile tra quelle cosiddette “ricreative”. Per Marco Barbacci: “Nessuna decompressione andava fatta e la ragione della morte va cercata altrove”. La ha raccontato al Tg3 dell’edizione delle 19,30, parlando al telefono con il giornalista, Leonardo Gioia.
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“Il profilo dell’immersione non era per niente pericoloso – lo dice Marco Barbacci in un intervista rilasciata al TGR Umbria – erano comunque considerate immersioni nel campo ricreativo, non c’era decompressione da fare, non venivano utilizzate miscele, solo aria e una mono bombola”.
C’è stato qualcos’altro – aggiunge – dobbiamo ancora capire tramite le indagini che sono ancora in corso. L’istruttore del Thalassa di Perugia ha poi raccontato al TG3 quanto è accaduto: “Io e un’altra persona avevamo fatto un profilo diverso, mi sono accorto che c’era un problema solo al momento della risalita, non abbiamo eseguito l’immersione insieme”.
“I malcapitati – dice ancora – erano in un altro punto, quando sono risalito ho visto che c’era questa emergenza. Sono intervenuto per praticare il BLS (Basic Life Support), cioè le manovre per rendere in vita una persona che non respira e non ha battito cardiaco, quindi praticando massaggi cardiaci e respirazione a bocca a bocca. E’ stato questo il mio problema, l’abbiamo praticato per tanti minuti e io sono collassato per la fatica e privo di forze mi sono accasciato da una parte sull’imbarcazione.
[box type=”info” ]“Nella storia della subacquea – conclude Barbacci – non era successo che tre subacquei morissero tutte e tre insieme e in questo bisogna andare in fondo e capire cosa è successo”.[/box]
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